Il ddl 2260 è diventato legge. Il provvedimento prevede l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza degli alimenti in tutte le fasi della filiera, come già avviene per latte fresco, pollame carne bovina, uova, miele, ortofrutticoli freschi, vini e olio d’oliva. In particolare, al fine di informare in maniera completa i consumatori e di rafforzare prevenzione e repressione delle frodi alimentari, la nuova disciplina prevede, oltre all’obbligo dell’indicazione di origine o di provenienza sui prodotti, quello di indicare sull’etichetta l’eventuale utilizzazione di ingredienti in cui c’è la presenza di ogm. Per quanto attiene all’individuazione del luogo di origine deve essere precisato che, in base alla nuova disciplina, per gli alimenti non trasformati essa concerne il paese di produzione, per i trasformati l’indicazione riguarda “il luogo in cui è avvenuta l’ultima trasformazione sostanziale e il luogo di coltivazione e allevamento della materia prima agricola prevalente utilizzata nella preparazione o nella produzione dei prodotti”. La legge prevede anche sanzioni amministrative pecuniarie per la commercializzazione di prodotti in violazione degli obblighi di etichettatura. L’etichettatura di origine sarà obbligatoria a partire dal terzo mese successivo all’entrata in vigore di ciascuno dei decreti attuativi a cui rimanda il nuovo provvedimento e che devono essere ancora emanati. Una volta pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la nuova legge dovrà comunque essere esaminata dal Commissario europeo alla Salute e da quello alla Concorrenza in quanto la competenza esclusiva in materia di etichettatura di origine spetta all’Unione europea. Quest’ultima già in passato ha già dimostrato di non condividere la previsione di un obbligo generalizzato di etichettatura di origine per tutti i prodotti alimentari perché lesivo dei principi di libera concorrenza. L’Italia potrebbe quindi rischiare una nuova procedura d’infrazione.