La Corte Suprema degli Stati Unita d’America si interroga circa la possibilità di brevettare i software

La Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha approfondito il mese scorso la questione relativa alla possibilità di brevettare i software. Una società americana, la Alice Corporation, si occupa di brevettare sistemi informatici che offrono un sistema elettronico che agevola le transazioni finanziarie e, nel caso di specie, a seguito di controlli, tali brevetti sono stati definiti non qualificati dalla CLS Bank International. Nel maggio 2013 la Corte di Appello Federale si è pronunciata a favore della CLS ma i giudici hanno comunque disposto la necessità di svolgere dei controlli tecnici su tali brevetti. I nove giudici della Corte Suprema si pronunceranno al riguardo entro la fine di giugno e tale decisione non influenzerà unicamente le attività che si occupano della creazione, produzione e vendita di software ma qualsiasi società di IT. Infatti, gli stessi giganti della tecnologia come Google, Dell, Verizon Communications, Microsoft, Hewlett-Packard ed Cummins stanno cercando da tempo di ottenere una protezione legale in tal senso. Si tratterà per la Corte di valutare in quale misura le innovazioni e le invenzioni debbano ottenere una protezione legale. Il US Patent Act sancisce che chiunque inventi o scopra un nuovo processo utile, macchina, manifattura o composto, o semplicemente si limiti a migliorare un prodotto già esistente, possa ottenere un brevetto. Molti software sono definiti un’idea astratta e pertanto non suscettibili di essere brevettati; ciò detto, nel momento in cui si definisce il modo di applicare l’idea, anche il concetto astratto può essere ritenuto degno di tutela legale e dunque essere brevettato.


04/25/2014 | Brevetti